domenica 31 ottobre 2010

I fruttini di Martorana (o pasta di mandorle o pasta reale)

In principio furono “I Morti”. Prima di Halloween, delle streghe, delle zucche e di tutte le altre novità importate dall’America, in Sicilia si festeggiavano I Morti, il 2 novembre.
La Festa dei Morti altro non è che la festa cristiana dedicata alla commemorazione dei defunti, cui si connette una tradizione estremamente viva nella cultura siciliana, almeno fino a qualche anno fa, fatta di dolci tipici (fruttini di martorana, pupi di zucchero, ossa dei morti…), regali ai bambini, fiere, mercatini ed, infine, visite al cimitero. Le origini della festa probabilmente risalgono a prima del cristianesimo e discendono dai culti pagani dei defunti.
La tradizione popolare ha fatto dei “Morti” entità benevole che portano dolci e giocattoli ai bambini, a condizione che siano stati buoni. Ai “monelli” non viene portato nulla. O peggio, carbone.
Un po’ come accade a Natale, solo che la Festa dei Morti è venuta molto, ma molto prima.
In questa pagina, troverete una bellissima descrizione della festa, scritta da Giuseppe Pitrè, il più importante raccoglitore e studioso di tradizioni popolari siciliane.

Nella mia famiglia, i regali non arrivavano tutti gli anni, ma non sono mai mancati i fruttini di martorana (il cui nome deriva dai dolci di marzapane, a forma di frutta, che venivano preparati dalle suore del convento della Martorana), che mia madre preparava in casa, sotto il mio sguardo estatico.
E’ una tradizione cui sono molto legata, una delle cose che più ho amato condividere con mia madre durante l’infanzia; ogni anno mi sembrava una sorta di magia… Da quando mi sono sposata, non li avevo più preparati, ma quest’anno ho voluto rifarli, insieme a lei, ovviamente. E così, ho comprato tutti gli ingredienti, sono andata a casa sua, abbiamo tirato fuori le formine di gesso (mi dicono che adesso, per questioni di igiene, le stiano facendo di silicone…beh, mi dispiace, ma non mi convertirò mai al silicone! le formine di gesso sono una parte fondamentale della tradizione…) e ci siamo messe al lavoro.

fruttini_s

La ricetta di mia madre, tramandata dalla sua bisnonna, è talmente segreta che ho dovuto faticare per convincerla a lasciarmela pubblicare (e lo so che se adesso googlassi “pasta di mandorle ricetta” probabilmente ci troverei anche la mia, ma lasciatemi, anzi lasciateCI credere che sia ancora un segreto…). Si, perchè la nostra pasta reale (o pasta di mandorle) è completamente diversa, per ingredienti e preparazione, da quella diffusa in tutto il resto della città, preparata dai pasticceri e venduta un po’ dappertutto. La nostra prevede una lavorazione a caldo, che parte da uno sciroppo di zucchero, mentre la classica pasta reale viene lavorata a freddo, mescolando la farina di mandorle con glucosio, zucchero a velo, in alcuni casi albume d’uovo, ed aromi vari.  Inoltre, in casa mia la pasta viene lavorata poco, rinunciando, forse, alla perfezione estetica a vantaggio del gusto. Il risultato finale per me è totalmente diverso da qualsiasi altro mai assaggiato. La nostra pasta di mandorle è una pasta granulosa ed aromatica, molto dolce, certo, ma con un intenso sapore di mandorle; l’altra è liscia e compatta, eccessivamente “perfetta” (i maligni la associano al gesso, o al pongo…ma non io! io dico solo che è diversa…) e, secondo me, poco profumata. Ma si sa, i gusti son gusti ed ognuno è affezionato alla propria tradizione familiare!

Mentre facevo un tuffo nel passato, preparando questi dolcetti, ho tentato di fare qualche foto del procedimento (non sono delle belle foto, ma c’era una pessima luce, mia madre adora la luce soffusa e le abatjour!!!) . E spero, un giorno, di poter condividere questa tradizione con i miei figli, anche se il mondo di oggi è totalmente diverso e Halloween sta soppiantando, nel cuore dei più piccoli, la vetusta tradizione dei Morti.
Intanto, la condivido con voi.

Ingredienti

500 g di farina di mandorle
250 g di acqua
1 kg di zucchero
1 bacca di vaniglia/1 cucchiaino di estratto di vaniglia

formine di gesso
amido
coloranti alimentari in polvere
cacao amaro in polvere
pennelli

a piacere “lucido trasparente” per alimenti (io non lo uso)

Preparazione

Almeno dodici ore prima di iniziare, prendete un tegame basso e largo (tipo una risottiera) e versateci l’acqua, lo zucchero e i semi della vaniglia. Copritelo e lasciatelo riposare.
Tirate fuori le formine di gesso (che non devono mai essere conservate in un contenitore chiuso, hanno bisogno di prendere aria) e pulitele con un pennello o uno spazzolino morbido.

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Trascorso questo tempo, mettete la pentola sul fuoco e, mescolando continuamente, attendete che si formi lo sciroppo di zucchero “al piccolo filo”. Lo sciroppo sarà pronto quando, mettendone una goccia tra pollice ed indice, precedentemente bagnati di acqua fredda (attenti alle scottature!), formerà un “piccolo filo”. Il piccolo filo è il primo dei sei gradi di cottura dello zucchero, in merito alla quale trovate abbondanti e, certamente, più accurate informazioni in rete. Raggiunto il giusto grado di cottura dello sciroppo, aggiungete la farina di mandorle versandola a pioggia e mescolate continuamente e vigorosamente con un cucchiaio di legno. Appena terminate di versare la farina, calcolate 6-7 minuti di cottura, durante i quali dovrete sempre mescolare con energia, come se faceste la polenta! La pasta sarà pronta quando apparirà più compatta e sembrerà staccarsi più facilmente dalle pareti (non si staccherà mai completamente però). Togliete il tegame dal fuoco e versate la pasta di mandorle in piccoli mucchi su un tagliere di legno o marmo. Appena sarà tiepida, manipolatela delicatamente, ma senza esagerare; dovrete come compattarla tra le mani più volte, fino a quando la superficie esterna sarà liscia, ma dentro la pasta apparirà ancora granulosa.
Prendete un pezzetto di pasta e mettetela in una delle formine che avrete spolverato con amido o, in alternativa, ricoperto con pellicola trasparente. Tagliate l’eventuale eccesso con un coltellino affilato, schiacciatela con le mani arrotondandone la parte posteriore e, infine, rovesciate il vostro “fruttino” su un vassoio. Proseguite così fino ad esaurire la pasta, ma siate veloci perché tende ad asciugarsi in fretta, rendendo più difficoltosa la formatura.

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Quando avrete terminato, lavate molto velocemente le vostre formine (la maggior parte delle persone sostengono che non debbano assolutamente essere lavate, ma quelle che vedete nella foto sopra hanno almeno quarant’anni e vengono lavate tutti gli anni…) con acqua appena tiepida, quindi asciugatele con un panno pulito e lasciatele all’aria almeno altre 24 ore prima di riporle in una cassetta o scatola priva di coperchio.

Dopo aver lasciato asciugare i fruttini per un giorno (su un vassoio coperto di alluminio), potrete colorarli. Preparate i coloranti in polvere, il cacao (che io uso come colore marrone, al posto del colorante), dell’acqua, dei piattini e dei pennelli. Mettete un pizzico di colorante in un piattino, unite una goccia d’acqua e diluitelo. Se avete utilizzato l’amido per formare i fruttini, spolveratelo via prima di colorarli. Colorate le varie parti dei fruttini, avendo cura di pulire i pennelli prima di cambiare colore, a meno che non desideriate ottenere delle sfumature mescolando i colori. Fate per ultimi i dettagli, come i puntini neri, le strisce, ecc, utilizzando un pennellino molto sottile.

Lasciate asciugare i fruttini alcune ore e, se desiderate, lucidateli con una vernice trasparente per alimenti. Noi non l’abbiamo mai fatto, perché il lucido evidenzia le imperfezioni!
Conservateli ben chiusi in un contenitore ermetico o una scatola di latta. Non occorre dire che sono ipercalorici, quindi consumateli con moderazione!

Se volete regalarli, confezionate i vostri fruttini in piccole cassette di legno, o cestini, panierini o quel che più vi aggrada, sul cui fondo adagerete un po’ di paglia per alimenti, trasparente o color legno. Qui da noi la scelta delle confezioni è ampia ed ogni famiglia ha il proprio stile. Io adoro queste piccole cassette di legno, che imitano quelle vere della frutta!

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lunedì 25 ottobre 2010

Algerini

No, tranquilli, non sto per parlarvi degli abitanti dell’Algeria, ma di biscotti!

Si, perché da noi a Palermo, con il nome “algerini” vengono indicati dei biscotti rotondi, dai bordi smerlati, fatti di una pasta “simile” alla frolla (eppure completamente diversa, quanto a sapore e consistenza) e ricoperti da una spessa coltre di zucchero a velo.
Per me sono il “comfort food” per eccellenza (…fa un po’ strano parlare di “comfort food” riferendosi ad un cibo deicsamente povero, popolare direi); si, insomma, per me sanno di casa, sanno di buono, sanno di domeniche dai nonni, sanno di cappotti irrimediabilmente imbiancati dalla loro polvere zuccherina, sanno di dita leccate furtivamente per gustare fino all’ultimo pizzico di dolcezza, sanno di infanzia e di semplicità. Come ha scritto qualcuna di voi, di recente, sono le “mie madeleines”.

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Purtroppo, da foodblogger negligente quale spesso sono, non so narrarvi la storia di questi biscotti o l’origine del loro nome così particolare (se qualcuno ne sapesse più di me sarei lieta di approfondire..). Posso solo dirvi che, insieme ai biscotti regina, che ho pubblicato qui, sono tra i biscotti più diffusi nella mia città. Li potete trovare quotidianamente in qualsiasi panificio ed in moltissime pasticcerie.

Prepararli è facilissimo, piacciono praticamente a tutti e si mantengono fragranti davvero a lungo. Se ben conservati, in un vaso di vetro ermetico, o in una scatola di latta, ancora dopo una settimana sono ottimi (più a lungo non son mai durati, quindi non so dirvi…).
Confezionati in una graziosa scatola, diventano un simpatico dono da portare quando si va trovare un’amico/a (questa volta, li ho preparati per la neo mamma di una deliziosa bambina, F.). Sono ottimi da soli, o con il tè, il caffè, il latte o il cappuccino, spalmati di nutella o di marmellata (di limoni la mia preferita)…insomma sono dei biscotti ottimi in ogni occasione!
Vi ho fatto venire un po’ voglia di provarli?? Se si, eccovi la ricetta, che a me ha dato la mia preziosa collega P.

Un’ultima cosa: vi suggerisco di resistere alla tentazione di apportare modifiche agli ingredienti e di provarli nella versione originale, usando sia lo strutto che l’ammoniaca. Solo così otterrete il sapore e la consistenza “giusti”. Utilizzare il burro, o il lievito, cambierebbe completamente il risultato.

Ingredienti (per 3 teglie di biscotti):

500 g di farina 00
175 g di strutto
175 g di zucchero
5 g di ammoniaca
1 uovo
eventualmente: latte freddo q.b. per amalgamare gli ingredienti
vaniglia (una bacca)
la scorza di un limone

zucchero a velo per spolverizzarli

Preparazione

Preriscaldate il forno a 190°, statico. Mettete nella ciotola della planetaria (o del mixer/robot da cucina/food-processor/insomma chiamatelo come vi pare), con la frusta a K o a foglia, la farina, lo zucchero, i semi della vaniglia, la scorza di limone e lo strutto freddo. Azionate l’apparecchio ed amalgamate fino ad ottenere un composto “bricioloso”. Aggiungete l’uovo e l’ammoniaca, e mescolate di nuovo. Se non dovesse compattarsi, aggiungete a filo poco latte freddo (direi due cucchiai, ma dipende tutto dalle dimensioni dell’uovo), quanto basta per far amalgamare gli ingredienti, formando una specie di frolla, liscia ed omogenea.

A meno che fuori non ci siano 40° all’ombra, non sarà necessario neppure far riposare la pasta in frigo. E’ un impasto liscio, non appiccicoso e molto malleabile, davvero facile da lavorare.

Stendete la pasta (io la divido in 4 o 5 porzioni, trovo sia più facile poi ri-impastare i ritagli) ad uno spessore di circa mezzo centimetro, ma considerate che i biscotti crescono in cottura, quindi regolatevi secondo lo spessore che desiderate ottenere (l’esatto spessore degli algerini è oggetto di accesi dibattiti…diciamo non troppo sottili, altrimenti diventerebbero eccessivamente “biscottati”, ma neppure troppo spessi, perché resterebbero un po’ troppo morbidi; io propendo per una sana via di mezzo, mi piace che abbiano il bordo estremamente friabile ed il centro leggermente più morbido). Ritagliate i biscotti con un tagliapasta rotondo, con il bordo smerlato, del diametro di 4-5 centimetri. Disponete man mano i biscotti, leggermente distanziati, su una placca ricoperta di carta forno ed infornateli per circa 15 minuti, dovranno diventare dorati ma non troppo bruni (diciamo anche un po’ più chiari di quelli che vedete nella foto).

Raffreddando, i biscotti acquisteranno croccantezza, per cui non allarmatevi se all’inizio dovessero sembrarvi troppo morbidi. In ogni caso, mentre cuocete le successive teglie, potrete constatare la cottura di quelli sfornati precedentemente e, se dovessero essere troppo morbidi anche una volta freddi, potete infornarli nuovamente per qualche altro minuto.

Lasciate raffreddare completamente e cospargeteli di zucchero a velo. Senza parsimonia!

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mercoledì 20 ottobre 2010

Risotto con fiori di zucca, alici e mozzarella

Ricetta di…Moscerino!

L’altro giorno, avevo comprato tutto l’occorrente per dei succulenti fiori di zucca “alla romana”, ossia ripieni di alici e mozzarella e fritti in una soffice pastella. Non viene l’acquolina solo a sentirne parlare? Solo che poi, tornata a casa, mi sentivo davvero stanca; in più la mia bilancia mostra numeri mai raggiunti prima, il che, se ancora non mi manda nel panico, certamente desta qualche preoccupazione, così ho deciso di lasciar perdere la frittura. Mi restavano però quei fiori di zucca e non sapevo come cucinarli.
Poi, ho avuto un’illuminazione: perchè non convertire il ripieno in un condimento? Restava un solo dubbio: pasta normale, lasagne, o riso? Ho scartato la pasta perché temevo che il condimento non fosse abbastanza avvolgente, nonostante la mozzarella. Le lasagne le ho escluse, perché avrebbero richiesto della besciamella e non volevo che quest’ultima coprisse il sapore che avevo in mente. Dunque, è stato riso. Questo riso.
 
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D’accordo, magari non sarà la scoperta del secolo, e scommetto che qualcun altro ci avrà pensato, ma lì per lì mi è parsa un’idea geniale. Ed è piacevole ogni tanto non dover dire “la ricetta originale è di…”.
E tra l’altro, per essere una ricetta improvvisata, era davvero buonissima. Mi dispiace solo non aver appuntato esattamente la quantità di fiori di zucca usati (ho contato i pistilli per cercare di determinarla a posteriori!!).
Suggerirei soltanto di aumentare la quantità di acciughe; ne ho messe poche per prudenza, ma avrebbero potuto sentirsi di più. Oppure, perchè non provare con la colatura di alici?
Come vedete, sono arsa da “sacro fuoco culinario”; altro che una ricetta al mese, ne ho pubblicate tre in meno di due settimane, ne ho trovate almeno altrettante in archivio che voglio assolutamente proporvi e cucino cose nuove in modo quasi compulsivo!!
Ma io sono fatta così. O sono iper entusiasta, o mollo del tutto. Non conosco le mezze misure. Ed infatti, mi ha stupito e compiaciuto constatare che, sebbene a fasi alterne, questo blog esiste da ormai tre anni (mi sono dimenticata il comple-blog...)! Non credevo avrei resistito tanto.
NOTA: Con questo risotto partecipo alla raccolta di Ricette con la zucca del blog “Non tollero il lattosio”.
 
Ingredienti (per 3 persone):

250 g di riso arborio
1 cipolla dorata piccola
30 (circa) fiori di zucca freschissimi
5 filetti di alici sott’olio (io ne metterei di più, se vi piacciono)
100 g (circa) di mozzarella fior di latte (quella artigianale però…mica quella “plasticosa” delle buste!)
mezzo bicchiere di vino bianco per sfumare
brodo vegetale q.b. (circa 1,5 lt)
olio etravergine d’oliva
sale
pepe nero di mulinello

Preparazione
 
Preparate il brodo (non stavate pensando di usare il dado, vero????). Io ne faccio uno piuttosto veloce, che poi ho scoperto essere simile a quello proposto su Gennarino, che chiamano “brodo vegetale rovesciato”. Vi scrivo la mia preparazione. Tagliate grossolanamente sedano, cipolla, carote ed, a seconda della disponibilità,  altre verdure veloci da pulire, io uso quasi sempre patate, zucchine e pomodori. Scaldate un cucchiaio d’olio extravergine di oliva in una pentola profonda, soffriggetevi velocemente le verdure (bastano una trentina di secondi), quindi aggiungete acqua quanta ne occorre, sale grosso ed erbe aromatiche a volontà: io, di solito, uso basilico, prezzemolo, rosmarino, salvia, alloro. Se volete, potete mettere anche un pezzetto piccolissimo di peperoncino o qualche grano di pepe, o arricchire con altre spezie, come coriandolo, semi di finocchio, cumino, etc. Ma vi sto complicando la vita vero? Doveva essere un brodo veloce, quindi non divaghiamo! Fate sobbollire per circa 15 minuti se vi occorre solo il brodo, da venti a trenta se volete utilizzare le verdure (passandole con un po’ del brodo prelevato dal totale, otterrete una deliziosa vellutata di verdure). Filtrate il brodo o, ancor meglio, se avete fretta, prelevatene un mestolo per volta e versatelo sul riso facendolo passare attraverso una schiumarola o un “ragno”, per trattenere le verdure e le spezie.
Passiamo al risotto. Lavate i fiori di zucca ed asciugateli delicatamente con della carta assorbente. Puliteli dai filamenti verdi esterni e togliete il pistillo centrale (quello giallo, con il polline, per intenderci). Tagliatene una metà a listarelle sottili e l’altra metà a metà (scusate la ripetizione) nel senso della lunghezza. Se volete, tenetene da parte un paio interi per la decorazione.
Tritate la cipolla. Mettete due cucchiai di olio extravergine in una casseruola bassa e larga; unite la cipolla, i filetti di acciughe e i fiori di zucca a listarelle e soffriggete il tutto per uno o due minuti; unite il riso e tostatelo bene mescolando continuamente (deve apparire “lucido”), sfumate con il vino (non è male nemmeno con la birra) e lasciatelo evaporare. Abbassate la fiamma ed Iniziate ad aggiungere il brodo bollente, un mestolo per volta. Abbassate la fiamma e proseguite la cottura mescolando sempre. Ci vorranno circa 15 minuti. Cinque minuti prima della fine, unite i fiori di zucca rimasti (quelli tagliati solo a metà) e regolate, se necessario, di sale (occhio, che dovrebbe essere già bello saporito, tra brodo ed acciughe). Quando il riso sarà cotto, spegnete la fiamma. Fuori dal fuoco, unite la mozzarella tagliata a dadini e mescolate per farla sciogliere. Servite caldo.

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lunedì 18 ottobre 2010

Chocolate Chips Muffin…Rosa

Appena prima che la giornata sia finita, pubblico anch’io una ricetta in tema rosa , improvvisata in fretta e furia per poter allungare di un altro pezzettino il nostro virtuale Nastro Rosa, dedicato alla omonima campagna per la "prevenzione" del tumore al seno, per contribuire a colorare di rosa il web, perché il mese della prevenzione non passi inosservato.
Perché la prevenzione salva la vita; perché la prevenzione è fatta di tante piccole cose: dal volersi più bene, cercando di seguire uno stile di vita sano, al sottoporsi a controlli regolari, perché “la diagnosi precoce è l’arma più efficace che le donne hanno per sconfiggere il tumore”.

E, permettetemi di andare un po’ fuori tema, questo vale per tutti i tumori. Quindi, mentre vi ricordate che ottobre è il mese della prevenzione per il tumore al seno, potreste anche segnarvi in agenda qualcun altro dei controlli raccomandati per la prevenzione delle malattie tumorali. Perché la diagnosi precoce può salvare molte vite, e perché –purtroppo- non è vero che queste cose capitano solo "agli “altri”.

Insomma, non pretendo di trovare, in dieci minuti, le parole adatte per un argomento cos'ì importante. Lascio questo compito a chi sa farlo meglio di me. Troverete tutto quel che occorre sapere sul sito Nastro Rosa e su quello della LILT (Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori).

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Sotto la panna colorata di rosa, ci sono dei semplicissimi muffin con gocce di cioccolato. La ricetta è tratta dal solito libro, da cui ho preso le ultime ricette di muffin. Mi soffermo sulla ricetta quel tanto che basta per dirvi che sono davvero sorprendenti. Diversi da tutti gli altri muffin con gocce di cioccolato che abbia mai preparato. Provare per credere.
La decorazione è quella che è, scusatemi, andavo di fretta. Volevo solo esserci anch’io.

Ingredienti (per 12 muffin grandi e magari anche di più):

Ingredienti secchi:

320 g di farina 00
150 g di zucchero
3 cucchiaini di lievito
1 cucchiaino di sale
150 g di gocce di cioccolato o di cioccolato fondente spezzettato
1 bacca di vaniglia

Ingredienti liquidi:

320 ml di panna fresca
175 ml di latte parzialmente scremato
50 ml di olio
1 uovo (albume e tuorlo separati)

Decorazione

panna fresca
zucchero a velo q.b.
colorante alimentare in polvere rosa
confettini di cioccolato rosa

Preparazione:

Preriscaldate il forno a 180°.

Mescolate insieme la farina, lo zucchero, il lievito, il sale ed i semini della bacca di vaniglia, che raschierete con la punta di un colellino affilato, dopo aver inciso la bacca nel senso della lunghezza.

Montate l’albume a neve.

Mescolate insieme gli ingredienti liquidi, compreso il tuorlo; uniteli adesso agli ingredienti secchi. Aggiungete l’albume a neve ed infine le gocce di cioccolato. L’impasto apparirà molto liquido, ma è normale.

Dividete la pasta negli stampi ed infornate per 20-25 minuti, fino a quando i muffin saranno gonfi e ben dorati. Verificate la cottura con uno stecchino, sfornate e lasciate raffreddare.

Un solo appunto: a me “esplodono “ quasi sempre! Gonfiano in modo spropositato e si spaccano in superficie, il che li rende poco adatti ad essere decorati; per ovviare al problema, ho tagliato una parte della calotta prima di decorarli (che ho poi assaggiato, giusto per verificare che fossero venuti bene!).

Per la decorazione, ho semplicemente aggiunto un pizzico di colorante rosso alla panna, poi l’ho montata con un po’ di zucchero a velo ed usata per ricoprire i dolcetti. Ho rigato la superficie con la  mia nuova penna per decorare, di cui vi ho parlato l’altra volta, ed aggiunto al volo un paio di confettini colorati. Se avete più tempo ed un buon rapporto con la tasca da pasticcere, potreste decorarli con un bel ciuffo di panna utilizzando una bocchetta a stella. Semplice, ma sempre elegante.

Adesso vado, che devo ancora lavare i piatti Triste.

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sabato 16 ottobre 2010

Chocolate Thumbprints (by Martha Stewart)

Meglio noti come “i biscotti al cioccolato più buoni del mondo”. La ricetta di Martha Stewart la trovate qui. La ricetta con le dosi convertite la trovate un po’ ovunque.

Chocolate_Thumbprints

Come noterete, mi sono lasciata convincere da voi che valga la pena anche riproporre una ricetta già vista. Ho molto apprezzato tutti coloro che hanno scritto che un blog non è fatto solo dalle ricette, più o meno nuove, ma anche e soprattutto da chi le descrive, aggiungendoci qualcosa di personale.

Questo mi ha fatto riflettere sul mio modo di scrivere. Quando condivido le ricette su questo spazio, o commento le vostre, mi sembra di tornare bambina, anzi diciamo adolescente. E’ tutto un continuo entusiasmarmi, mettere puntini di sospensione e punti esclamativi, “andare in brodo di giuggiole” per questa o quella ricetta...insomma, sarà la “sindrome da diario segreto” (adoravo tenerli, e metterci tutto il dovuto corredo di cuoricini, puntini, disegnini, ecc.), ma quando rileggo i miei scritti a distanza di tempo penso che, agli occhi degli altri, io debba sembrare una sciocchina. E mi vergnogno come una ladra.
Eppure, Moscerino è fatta così. Non nego che io, nella vita reale, sia un po’ così, però diciamo che, ordinariamente, sono ben più controllata. Insomma Moscerino è un alter ego; sono io e non sono io. E’ la Me che non deve preoccuparsi di come possa apparire agli occhi degli altri, la Me che può concedersi di restare sempre un po’ bambina (chiari sintomi di “sindrome di Peter Pan”?). Per questo, però, finisco per tenere Moscerino ben separata dalla vera me. Il che significa, principalmente, non parlare quasi mai del mio blog. Raramente tra le mie frequentazioni dico di averne uno, o invito a visitarlo. Arrossisco solo all’idea che certe persone, che mi vedono così seria e posata, leggano quello che scrive la mia “altra me”.
Di recente, però, è capitato che la mia collega P. abbia indicato il mio blog ad un’altra persona, la quale, poi, gliene ne ha parlato in toni lusinghieri. Dovrei essere felice. Ma, sotto sotto, spero di non conoscere mai quella persona!

Dite che sono pazza?? Beh, può darsi…del resto non lo siamo un po’ tutti noi food bloggers? Chi di noi non è stato oggetto degli sguardi attoniti dei vicini di casa mentre, muniti di cavalletto, macchina fotografica, specchi, diffusori, tovagliette, cartoncini, piatti, posate, ci contorcevamo sul balcone, o davanti alla finestra, nel tentativo di catturare l’immagine perfetta di…un biscotto? (Di fronte casa mia, per ora, ci sono dei lavori di ristrutturazione…non vi dico come mi guardino gli operai…e ricordo ancora lo sguardo di mia zia, mentre mio padre tentava di spiegarle in che consistesse il mio blog…povera donna, si sta ancora chiedendo perchè debba mostrare su internet, a perfetti estranei, quello che ho cucinato).

Va beh, adesso che vi ho bersagliato con i miei pensieri sconclusionati, torniamo a parlare di cucina. Questi biscottini,direi piuttosto pasticcini, sono un tripudio di cioccolato che avrete visto un po’ ovunque in rete. Ma desideravo da troppo tempo prepararli. E finalmente mi sono decisa, soprattutto per poter provare un nuovo gadget da cucina, regalatomi dalla mia collega P., una “penna per decorare”. Si tratta di un piccolo contenitore in silicone con beccucci intercambiabili, decisamente più comodo della tasca da pasticcere per piccole quantità (avete mai provato a mettere tipo due cucchiai di crema in un sac à poche?), e più pratico del famigerato conetto di carta forno per chi, come me, ha scarsa manualità. In questo caso, l’ho utilizzata per riempire di crema i biscottini senza sbavature. Ma non vedo l’ora di provarla per vere e proprie decorazioni. Credo sia ufficialmente divenuto il mio attrezzo preferito!

Ingredienti (per circa 30 biscotti):

per i biscotti

120 g di farina 00
60 g di cacao amaro in polvere
1 cucchiaino di sale di Cervia
115 g di burro morbido
130 g di zucchero
1 tuorlo
1 cucchiaio di panna fresca

zucchero q.b. per rotolarvi i biscotti

per la ganache

40 ml di panna fresca
40 ml di miele
60 g di cioccolato fondente al 70% *
30 g di burro

* io ho utilizzato 30 g di cioccolato e 30 g di massa di cacao 100% della Cuorenero. La massa di cacao, molto amara ma profumatissima, conferisce più carattere alla crema, contrastando la dolcezza del biscotto.

Preparazione

Con delle fruste elettriche, sbattete il burro con lo zucchero, fino ad ottenere una crema morbida; unite il tuorlo e la panna e mescolate bene. Aggiungete adesso la farina, che avrete precedentemente mescolato con il cacao ed il sale, e mescolate bene fino ad amalgamare il tutto. Compattate, se occorre, il composto con le mani e ponete in frigo a raffreddare per una mezz’ora, coperto da pellicola trasparente.

Preriscaldate il forno a 175°. Prelevate il composto dal frigo; preparate una ciotola con dello zucchero semolato, in cui rotolerete i biscotti. Prelevate un cucchiaino di composto, rotolatelo velocemente tra le mani (possibilmente fredde) fino a formare una pallina, rotolatela, rotolatela nello zucchero e adagiatela sulla placca coperta di carta forno. Schiacciate lievemente la pallina e praticatevi un foro nel centro con il manico di un cucchiaio di legno. Proseguite così fino ad esaurimento dell’impasto, avendo cura di distanziare i biscotti l’uno dall’altro. Se potete, mettete la teglia in frigo per una decina di minuti prima di cuocere i biscotti, così manterranno meglio la forma.

Cuocete per 10-15 minuti. Io li ho cotti per 15 minuti, perché volevo che diventassero un po’ più consistenti e croccanti. Sfornateli e lasciateli raffreddare per una decina di minuti senza toccarli (sono molto fragili).

Nel fratttempo, preparate la ganache. Mettete in un pentolino su fuoco basso la panna ed il miele. Quando saranno caldi, ma non bollenti, unite il cioccolato spezzettato e spegnete il fuoco. Mescolate bene, quindi, unite il burro e mescolate ancora, fino ad ottenere una crema liscia e lucida.

Quando la crema sarà tiepida, riempite l’incavo dei i biscotti.

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domenica 10 ottobre 2010

Muffin al limone e semi di papavero

Quando ho preso in mano la macchina per fotografare questi muffin a stento ricordavo come si facesse. Molti mesi sono passati dall’ultima volta che ho fotografato del cibo. Ma è bastato poco per riprendere confidenza con gli sfondi, le tovagliette, il set e tutti gli altri dettagli che occorrno a noi food bloggers per immortalare le nostre ricette.E confesso di essermi proprio divertita.

In molti siete passati da qui sperando di trovare una nuova ricetta, chiedendo a gran voce il mio ritorno. Vi ringrazio per l’affetto. E ringrazio anche coloro che, passando da qui per la prima volta, hanno espresso apprezzamento per il mio blog, promettendo di diventarne sostenitori. Mi dispiace aver deluso le vostre aspettative e non aver ricambiato le vostre gentili visite.

La verità è che mi manca l’ispirazione. La gravità della crisi l’ho compresa solo recentemente quando, dovendo preparare una torta di compleanno, ho scoperto di non avere NESSUNA IDEA. Io che, di solito, avevo liste infinite di dolci da provare! Non solo non ne trovavo nessuna degna di essere fotografata, addirittura non me ne veniva in mente nessuna che mi venisse voglia di preparare!

Mi sembra che sia tutto già visto, già cucinato, già fotografato, meglio di quanto potrei fare io. Insomma, c’è davvero bisogno di un ennesimo sito che riproponga, con maggiori o minori personalizzazioni, ricette che comunque si trovano in altri blog, o libri o ricettari vari? Eppure…già, eppure. Eppure quelle pubblicate qui sono, in qualche modo, anche le mie ricette. Io le ho scelte, preparate con amore, fotografate, commentate. Questo non le rende un po’ mie? E questo sito cos’è se non il mio personale ricettario virtuale? Le nostre madri e le nostre nonne avevano i loro quaderni. Io ho il mio blog. E quando lo “sfoglio” mi meraviglio sempre pensando a cosa sono stata capace di fare, a quanti progressi abbia fatto. Queste mi sembrano ottime ragioni per andare avanti, perciò cercherò di essere più diligente d’ora in avanti.

Che ne dite se iniziamo con una ricetta al mese? Vorrei fare alla settimana, ma non credo di farcela. Devo rimettermi in pari perchè, vedete, sono caduta in una sorta di circolo vizioso. Meno tempo dedicato alla cucina ed al blog equivale a meno tempo speso nella consultazione di blog (i vostri ovviamente, oltre a quelli più blasonati), libri o riviste di cucina da cui trarre nuove idee, il che equivale a minore ispirazione, che riduce ulteriormente la qualità e quantità del tempo dedicato alla cucina. Insomma, una ricetta al mese mi pare un programma fattibile per il momento. Spero di incrementare il ritmo presto.

Intanto, cominciamo con quella di oggi. Ancora muffin, tratti dallo stesso libro dell’ultima volta, “Muffin”, per l’appunto. Questi sono molto molto limonosi. Perfetti per me. E i pezzetti di pera che ci sono dentro, con la loro dolcezza, creano un inatteso contrasto. Sono deliziosi. Vorrei solo poterli fare più spesso, ma mio marito non apprezza i dolci al limone ed io fatico a consumarli prima che diventino cattivi. Dovrei trovare volontari disposti ad aiutarmi a finirli!

Muffin_limone_s

Ingredienti per 6/7 muffins:

160 g di farina 00
1 cucchiaio di semi di papavero
mezzo cucchiaino di sale
1 cucchiaino e mezzo di lievito
la scorza grattugiata di 1 limone grande
75 g di zucchero
65 g di burro
1 uovo (albume e tuorlo separati)
il succo di 1 limone grande (20 ml nella ricetta)
1 vasetto di yogurt bianco cremoso (105 ml di yogurt greco nella ricetta originale)
100 g di pera pelata e tagliata a pezzetti

Per la glassa e la decorazione:

30 g di zucchero a velo
2 cucchiai di succo di limone
semi di papavero q.b.

Preparazione.

Rispetto al solito procedimento per la realizzazione dei muffin (ingredienti secchi da una parte, liquidi dall’altra, ed una mescolata veloce per unire il tutto), quello previsto per questi è più laborioso. All’inizio mi aveva lasciato perplessa, ed avevo fatto dei cambiamenti. Sbagliavo. Il procedimento originale è perfetto, perciò fatemi un favore: provatelo.

Preriscaldate il forno a 190°. Mescolate in una ciotola la farina, i semi di papavero (li trovate nelle erboristerie o nei negozi di prodotti per pasticceria), il lievito, il sale e la scorza di limone grattugiata.

Montate a neve l’albume. Mescolate lo yogurt con il succo di limone. Secondo la ricetta, dovreste ottenere in tutto circa 125 ml. Io questa volta ho utilizzato un vasetto da 125 g di yogurt cremoso e il succo di un limone. Tagliate la pera a pezzetti non più grandi di una mandorla.

Con un frullatore o una frusta a mano, sbattete il burro con lo zucchero, fino ad ottenere una crema soffice. Unite il tuorlo al composto di burro e zucchero e mescolate ancora. Unite il composto di yogurt e succo di limone ed infine l’albume a neve. Incorporate adesso gli ingredienti secchi, senza lavorare troppo la pasta. Aggiungete per ultima la pera.

Suddividete il composto negli stampini ed infornate subito. Cuocete i muffin per circa 20 minuti, fino a che saranno gonfi e dorati ed uno stecchino infilzato nel centro ne uscirà asciutto.

Lasciate intiepidire i muffin e, nel frattempo, preparate la glassa, mescolando energicamente con un cucchiaio lo zucchero a velo con il succo di limone. Dovreste ottenere una glassa morbida, non troppo densa. Eventualmente aggiungete qualche altra goccia di succo di limone. Ricoprite i muffin ancora tiepidi con la glassa e spolverizzate con un pizzico di semi di papavero.

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